“Dopo un po’ cessò del tutto di uscire di casa, aggirandosi per la stanza e per i corridoi… Prestava un’attenzione sempre più vigile a che i domestici eseguissero ogni ordine col massimo rigore e, quando gli erano intorno, non li perdeva di vista un attimo.
Alla fine smise d’uscire non solo di casa, ma persino dallo studio. E lì fece portare una grande specchiera, dove usava contemplarsi… Se qualcuno veniva ancora a fargli visita da fuori o dalla città, Tiburius in sua presenza si spazientiva e quasi cacciava via l’intruso, sprangandogli poi subito la porta dietro le spalle… dopo qualche tempo fece inchiodare delle strisce di feltro lungo le commessure delle finestre e imbottire le porte…
Tutti gli autori che leggeva descrivevano il suo male, anche se non lo definivano sempre con lo stesso nome.”