“Nonostante le numerose prove che i primati provino ed esprimano dolore e stati cronici di attivazione ansiosa, non c’è alcuna indicazione che essi soffrano dell’esperienza di provare sofferenza e ansia. Per esempio, scimmie rhesus, esposte ad una stimolazione avversiva incontrollabile e imprevedibile, sperimenteranno risposte d’allarme seguite da un’attivazione ansiosa persistente. I primati potranno anche imparare a evitare la fonte e il contesto della stimolazione avversiva, ma per quanto ne sappiamo, essi non agiscono deliberatamente e volutamente nel regolamentare la loro esperienza emotiva. Gli esseri umani, al contrario, possono soffrire e soffrono per il loro dolore emotivo e le loro storie, rispondendo alle risposte condizionate con il comportamento verbale valutativo ed il pensiero (ad esempio, “Dio, è terribile,” “Sto per svenire”) e sforzandosi di sopprimere, evitare, o scappare dal loro dolore emotivo e dai pensieri connessi. Così, gli esseri umani possono diventare spaventati dalla paura, depressi per l’ansia, preoccupati per il futuro, tormentati dal passato. Lottano inoltre per evitare e fuggire dai pensieri, dalle immagini, dalle sensazioni, dai sentimenti, dalle tendenze comportamentali spiacevoli, e dalle circostanze che li hanno evocati nel passato o che potrebbero evocarli nel futuro. La capacità di linguaggio, unita a contingenze sociali potenti riguardanti lo sperimentare e l’esprimere le emozioni, rendono ciò possibile.” – G.H. Eifert & J.P. Forsyth